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“Famiglia, compi te stessa e regala i tuoi talenti al mondo”: così si chiama il ciclo di incontri sui legami familiari proposto dalla diocesi di Milano. Incontriamo Claudia Alberico, direttrice della Fondazione don Silvano Caccia, che comprende i consultori familiari di Erba, Cantù, Lecco e Merate.

Claudia, come è nata l’organizzazione di questi incontri?

“La commissione che ha progettato questa iniziativa è coordinata dalla pastorale familiare della diocesi, ossia dai coniugi Zambon e don Massimiliano Sabbadini. Nell’equipe ci sono anche Cristina Amadori, operatrice di Fondazione Guzzetti, don Luigi Galli, don Alberto Frigerio, i coniugi Siva, Simonetta Perelli, Gabriella Bozzo, Paola Paiola ed Emanuele Fusi, come consulente esterno”.

In che cosa consiste concretamente la proposta?

Si tratta di tre serate, online, rivolte a tutte le famiglie della diocesi, accompagnati dalla dottoressa Elena Canzi, psicologa, dottore di ricerca e docente presso l’Università Cattolica di Milano.

Il primo incontro (12 aprile) si è svolto sulla cura del limite nella vita di coppia, il secondo (19 aprile) sulla cura delle differenze, mentre il terzo (17 maggio) sulla generatività.

Perché avete scelto la modalità online?

Per raggiungere il maggior numero di persone.

E ha funzionato?

Direi proprio di sì. Nei primi incontri si sono collegati 250 device, quindi immaginiamo una partecipazione di almeno il doppio delle persone, dato che molti si sono collegati con la propria moglie o il proprio marito.

Ma il percorso proseguirà, giusto?

Sì, abbiamo in mente un altro ciclo da tre incontri tra settembre e ottobre, rivolto a coppie con figli piccoli. E un ultimo ciclo nella primavera del 2025 per coppie con figli adolescenti.

Qual è l’obiettivo di tutto questo lavoro?

Quello di offrire alle coppie e alle famiglie di tutta la diocesi di Milano un tempo per riflettere, a partire dalle suggestioni della lettera pastorale del Vescovo Mario. Vogliamo ragionare insieme, sensibilizzandoci a vicenda sulla relazione, che – come ha spiegato la dottoressa Canzi – è come uno spartito da suonare e le stonature diventano bellezza all’interno di una musica unica, quella di coppia.

Quali altri passi avete in mente?

Nelle prossime edizioni vogliamo coinvolgere più direttamente i consultori familiari presenti in diocesi. Non è escluso che si possa pensare anche a una modalità differente, magari intercettando relatori che appartengono proprio al mondo consultoriale. Desideriamo poi lavorare sui territori, creando dei gruppi di confronto più piccoli.

In tutto questo che ruolo ha FeLCeAF?

È una voce molto autorevole, soprattutto sui temi dell’educazione affettiva. Direi quasi un interlocutore privilegiato, di cui la diocesi non può proprio fare a meno.

 

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