Da sabato 5 a lunedì 7 ottobre il presidente Aurelio Mosca ha partecipato al Consiglio Direttivo Nazionale della Confederazione nazionale dei Consultori d’ispirazione cristiana (CFC) che si è svolto a Reggio Calabria. Ecco il suo racconto.
La CFC da anni ha come prassi quella di tenere una volta l’anno una propria sessione di lavoro in una delle sedi dei circa 200 Consultori, associati tramite le Federazioni regionali, sparse in tutta Italia. È un’occasione sia per conoscere più da vicino le realtà delle Federazioni regionali (la Federazione della Calabria associa sei Consultori) sia per incontrare direttamente alcune di queste realtà che operano nei diversi territori.
Sono state giornate intense sia al piano dell’impegno sia su quello del confronto sui contenuti e gli argomenti affrontati. Il contatto con esperienze consultoriali significative – il Consultorio “Pasquale Raffa” di Reggio Calabria è stato uno dei primi a livello nazionale ad essere fondato negli anni Sessanta del secolo scorso – ha permesso di conoscere una ricca esperienza di attività e servizi ma, in particolare, il forte radicamento e riferimento al territorio e alle comunità ecclesiali, di cui sono espressione, e il notevole, se non quasi esclusivo, apporto di volontariato che sostiene sul piano motivazionale e concreto l’impegno degli operatori consultoriali. Sono, questi elementi, tratti identitari forti e riconoscibili nei racconti della articolata rete di relazioni e rapporti che i Consultori che abbiamo incontrato ci hanno proposto e che abbiamo avuto occasione di incontrare. Elementi che non potevano non richiamarmi e sollecitarmi a riflessioni, che avrò modo di riprendere in modo più ponderato, in riferimento alle differenze e una diversa connotazione dell’esperienza dei Consultori della nostra Federazione.
Il Consiglio Direttivo nazionale, nelle proprie sessioni di lavoro, ha affrontato anche alcuni argomenti di cui riferisco brevemente, anche perché saranno ripresi, che costituiscono piste di lavoro sulle quali saremo coinvolti e interessati a darne concreta attuazione.
CFC ha avviato a livello nazionale un’indagine sulle caratteristiche di funzionamento e organizzazione dei Consultori associati al fine di individuare la disponibilità di almeno un Consultorio per regione (esclusa la Lombardia) a sostenere la sperimentazione, da proporre al Ministero della Salute in partnership con il Forum nazionale delle associazioni familiari, di un modello di attività e offerta consultoriale “accreditata” secondo l’esperienza lombarda. I primi risultati di questa indagine sono stati analizzati nella riunione di Reggio, dando luogo sia alla necessità di un loro completamento ma, soprattutto, proponendo una serie di riflessioni sull’orientamento identitario dei Consultori e sulle diverse tipologie e “modelli” di servizio emersi dall’indagine. Si tratta ancora di stimoli e spunti interlocutori che aprono domande e riflessioni che il Consiglio Direttivo ha deciso di raccogliere in un documento che possa aiutare sia a proseguire nella proposta da rivolgere al Ministero ma altresì all’interno della Confederazione stessa.
Altrettanto interessante è stata la proposta del nuovo Consulente Ecclesiastico di CFC, don Carlo Bellini, del Consultorio di Carpi, sulla programmazione di un percorso di aggiornamento/formazione per i Consulenti Ecclesiastici ed etici e gli operatori dei Consultori sul tema delle relazioni interdisciplinari tra dimensioni spirituali della vita e implicazioni e connessioni con le discipline (in particolare Psicologia) che affrontano le situazioni e le domande di aiuto in Consultorio. Sugli altri argomenti della riunione del Consiglio Direttivo si avrà modo di aggiornare nei prossimi numeri e in occasione delle decisioni e proposte che verranno adottate per dare loro attuazione.
Permettetemi di concludere con una suggestione: domenica nel tardo pomeriggio abbiamo partecipato alla S. Messa di insediamento di don Francesco Cuzzocrea, Consulente Etico del Consultorio “Raffa”, come nuovo parroco della parrocchia di uno dei quartieri più popolosi di Reggio Calabria. Tralascio gli aspetti “cerimoniali” e la loro marcata impronta simbolica, cui forse non siamo più tanto avvezzi presi dal nostro pragmatismo e dalla “accelerazione” che ha avviluppato anche le nostre ritualità religiose. Quello che mi è rimasto impresso e vorrei trasmettervi, di questa esperienza per molti aspetti inattesa e sorprendente, è invece il “clima” da cui per oltre due ore è stata avvolta e le ha fatto da “anima”. In una parola: l’empatia tra il “popolo” che partecipava alla celebrazione e il suo nuovo parroco, don Francesco. Segno di una forte relazionalità, di una sentita relazionalità, espressa nei gesti, negli abbracci, negli sguardi e nei sorrisi che hanno prevalso sulla simbologia anche religiosa ma segno della condivisione di una fede vissuta e condivisa attraverso le tante dimensioni di una umanità che va oltre i ruoli e le funzioni, le etichette e le vesti.