L’intervento di Monsignor Delpini tocca con sensibilità e lucidità molti dei nodi cruciali che gli operatori dei consultori familiari affrontano quotidianamente. In particolare, le sue parole riconoscono l’importanza del lavoro svolto dai consultori come presidi di ascolto e accompagnamento nei territori, capaci di intercettare in modo capillare e tempestivo la domanda crescente di salute e di aiuto psicologico, educativo, relazionale. È una domanda che oggi attraversa le famiglie, le coppie, gli adolescenti, i giovani adulti, e negli ultimi anni ha registrato un forte aumento registrato nei contesti più diversi: nei servizi pubblici, nel privato, nelle scuole, nei pronto soccorso, negli ambulatori dei medici di base. È una domanda che spesso non si presenta in forma chiara o definita, ma che esprime incertezza, fatica, solitudine, disorientamento. I consultori si distinguono per la loro capacità di accogliere questa domanda spontanea in modo accessibile, a bassa soglia, senza filtri o barriere all’ingresso, offrendo un primo spazio di ascolto e orientamento anche a chi fatica ad arrivare altrove. Non si tratta solo di prestazioni cliniche o ambulatoriali. I consultori portano avanti un lavoro prezioso anche in ambito educativo e preventivo, soprattutto nelle scuole, dove promuovono con competenza e delicatezza percorsi sull’affettività, sulla sessualità, sull’uso consapevole dei media digitali, sulla gestione dei conflitti e delle relazioni. In un tempo in cui i ragazzi hanno accesso a una quantità pressoché infinita di stimoli ma allo stesso tempo mancano veri spazi di elaborazione e confronto, questo lavoro ha un valore insostituibile per lo sviluppo di competenze emotive, relazionali e critiche. L’approccio dei consultori – integrato, multidisciplinare, orientato al benessere complessivo della persona e dei suoi legami – rappresenta una risposta concreta alla frammentazione dei servizi e alla fatica crescente degli adulti nel trasmettere un senso generativo della vita. È proprio a partire da qui, da questo sguardo sulla complessità e sulla vulnerabilità delle relazioni familiari, che i consultori possono continuare a essere "antenne" sul territorio, capaci di ascoltare e restituire alla comunità i segnali che provengono dall’ascolto dei bisogni delle persone.
In un contesto segnato da rapide trasformazioni sociali, incertezza sul futuro e da un tessuto sociale che tende a frammentarsi in tante individualità isolate, il lavoro silenzioso e competente di chi opera nei consultori ha un valore non solo clinico ma anche culturale: custodisce la possibilità di pensare alla famiglia come luogo di relazioni significative, di crescita, di confronto. E soprattutto ricorda, con i fatti prima che con le parole, che ogni persona, coppia, famiglia ha bisogno di essere ascoltata, riconosciuta, accompagnata – anche quando la domanda si presenta fragile, contraddittoria, incerta. È dunque fondamentale sostenere e potenziare questi luoghi, rafforzarne la presenza territoriale, promuovere reti di collaborazione con i servizi pubblici, le scuole, le comunità locali. Perché la salute fisica, psicologica, relazionale, affettiva non riguarda solo i singoli individui, ma è un bene comune da coltivare insieme, nella fiducia e nella speranza.
Davide Baventore, psicologo psicoterapeuta di Fondazione Guzzetti, vicepresidente dell’OPL (Ordine degli Psicologi della Lombardia)