L’incontro dell’Arcivescovo con i responsabili delle Fondazioni e degli enti gestori dei consultori familiari di ispirazione cristiana rappresenta un’occasione preziosa, per tutti coloro che operano nei consultori, per tornare a riflettere sul senso e il valore della propria azione sociosanitaria e sulla sua fonte originaria. L’Arcivescovo, che conosce ed apprezza il nostro lavoro, ha toccato diversi temi e ci ha indicato alcune coordinate di cui far tesoro e da approfondire. Due spunti. Il primo riguarda il riferimento fondamentale ad Amoris Laetitia, l’Esortazione apostolica sull’amore in famiglia, frutto di un lungo e approfondito discernimento ecclesiale, che si offre come guida per chi opera a fianco delle famiglie. Viene da chiedersi cosa significhi per i responsabili, gli operatori e i volontari dei consultori familiari lombardi, lasciarsi ispirare da Amoris Laetitia. Significa, io credo, lasciarsi guidare da un metodo, da un atteggiamento che non si preoccupa anzitutto di fornire norme, soluzioni ad ogni dubbio, ma di promuovere servizi capaci di ascolto delle diversificate situazioni che si presentano. Accoglie le ferite e le domande, nella loro concretezza. Lasciarsi interrogare. I consultori utilizzano gli strumenti della diagnosi e della cura - psicologici, educativi e sanitari - per aiutate le famiglie e i loro membri fragili a rendersi protagonisti del proprio cammino di guarigione e di crescita. I verbi di Amoris Laetitia – ascoltare, accogliere, accompagnare, discernere – sono i verbi, le azioni, che gli operatori dei consultori fanno propri, nell’agire professionale. Preoccupati soprattutto di far emergere le potenzialità e la bellezza presente di ogni persona, di portare a compimento la vocazione di ogni uomo o donna, di lavorare perché ognuno possa contemplare la pienezza che non abbiamo ancora raggiunto (AL 325). In questo senso gli operatori hanno la responsabilità di raccogliere la sfida di tradurre, in termini professionali, la passione per la famiglia che la chiesa coltiva. Di creare luoghi dove, accanto alla professionalità e alla efficienza, si respira la accoglienza e la disponibilità. Un secondo aspetto. I consultori non crescono da soli. Per non rischiare l’isolamento e l’autoreferenzialità, risulta quantomai utile aderire al richiamo dell’Arcivescovo a coltivare il legame con la comunità cristiana, il radicamento territoriale. Le famiglie non hanno bisogno soltanto di prestazioni. Hanno bisogno di un contesto in cui sentirsi accolte, di una pastorale familiare che complessivamente, accompagna, incoraggia, consola. FeLCeAF in questo senso ha un ruolo importante: favorire l’incontro tra la dimensione più propriamente pastorale con le specificità dei servizi consultoriali. Per testimoniare concretamente la premura e la attenzione della chiesa verso le famiglie e i suoi componenti fragili, come segno dell’amore del Padre.
diacono Ireneo Mascheroni,
consulente ecclesiastico FeLCeAF