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Dal 1° luglio il coordinatore del consultorio Adolescenti e Giovani (parte della Fondazione Angelo Custode, che raggruppa al suo interno sei consultori) di Bergamo sarà Giovanni Danesi, che prende ufficialmente il posto di Emilio Majer. Dopo un periodo di affiancamento, infatti, Emilio Majer andrà in pensione. Incontriamo Giovanni Danesi per conoscerlo meglio.

Giovanni, quale sarà il tuo ruolo concretamente?

Oltre ad essere coordinatore del consultorio Adolescenti e Giovani, sono anche referente organizzativo dell’ambulatorio neuropsichiatrico “Gli Sguardi”, gestito dalla stessa Fondazione. L’obiettivo infatti è quello di creare sinergie tra questi due servizi, per offrire agli utenti una gamma di servizi che possa andare ad ampliarsi nel tempo.

Che tipo di formazione hai ricevuto?

La mia formazione è ibrida. Dopo una prima laurea in economia, ho lavorato come docente, formatore e consulente aziendale all’Università Bocconi, occupandomi prevalentemente di temi legati alla gestione del personale. Poi ho intrapreso gli studi per ottenere una laurea in psicologia clinica. Negli ultimi quindici anni, oltre a lavorare nella clinica privatamente, mi sono occupato di adozione internazionale.

Che ambito affascinante! In quale realtà?

Sono stato coordinatore dell’Ente Autorizzato “Associazione Il Conventino Onlus”, ente che fa parte della stessa “famiglia” diocesana della Fondazione Angelo Custode; ero inoltre responsabile della sede di Firenze di Fondazione AVSI, nel ramo appunto dell’adozione internazionale.

Che competenze hai sviluppato in questi anni?

Ho gestito la fase pre-partenza delle coppie aspiranti adottive e delle famiglie che accoglievano un bambino, li aiutavo nella preparazione dei documenti e mi occupavo della parte più delicata, quella dell’abbinamento. In quanto psicologo, assistevo poi le famiglie mentre si trovavano all’estero e mi occupavo del monitoraggio della famiglia al rientro in Italia.

Parlaci del consultorio che andrai a coordinare a Bergamo…

È un consultorio specializzato in via esclusiva sulle tematiche dell’adolescenza: un’esperienza rara e innovativa. Occuparsi direttamente di adolescenti per supporto psicologico e prevedere la loro presa in carico diretta è una grande sfida. Ci occupiamo ovviamente anche di accompagnare le figure di riferimento per gli adolescenti, in particolare i loro genitori.

Quanti operatori vanta il vostro consultorio?

Una quindicina per la parte clinica e circa 35 per l’ambito delle attività formative.

Che domande intercettate?

Ultimamente abbiamo registrato un incremento significativo di richieste, per rispondere alle quali cerchiamo di far interagire le due aree di nostra competenza: la formazione, che promuove l’importanza di attività di prevenzione nelle scuole, e la clinica, che affrontiamo con serietà e una attenzione costante alla competenza dei nostri professionisti.

Che sogno ha per questo consultorio?

Il mio desiderio è quello di far sentire gli adolescenti ascoltati ed accolti, e che percepiscano di essere collocati dentro un percorso che può andare oltre i dieci incontri che offriamo in consultorio. Ci troviamo all’interno di una rete di enti, gestiti dalla Fondazione, che non possono lavorare a compartimenti stagni. Occorre favorire integrazione tra i servizi, per una presa in carico più completa.

In che modo?

Dando alle famiglie un’ampiezza di offerta, e una sorta di tranquillità per il futuro in diverse fasi della vita dei propri figli.

Ultima domanda, forse un po’ scomoda, ma inevitabile. Perché lasciare il mondo dell’adozione internazionale per coordinare un consultorio?

Capisco la curiosità! Diciamo che dopo quindici anni, vivo la prospettiva di un cambiamento come rigenerante. Inoltre, mi sto specializzando in psicoterapia, e ho voglia di dedicarmi concretamente al supporto terapeutico agli adolescenti, molti dei quali ho già incontrato nella mia precedente esperienza, toccando con mano le fatiche che un adolescente adottato può sperimentare. In consultorio sarò coordinatore ma sarò anche un operatore a tutti gli effetti. Sicuramente una sfida “a tutto tondo”, ma che mi aspetto sarà molto gratificante.

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