Incontriamo Giuseppe Giglio, neo direttore della Fondazione Profumo di Betania, che comprende i consultori di Busto Arsizio, Gallarate e Saronno. Laureato in scienze dell’educazione, ha lavorato per 15 anni presso la Cooperativa sociale “Elaborando” a Busto Arsizio, dove ha iniziato come educatore tirocinante, ma ha ricoperto anche il ruolo di coordinatore e referente qualità, fino a diventare legale rappresentante della Cooperativa dal 2015 al 2022.
Formato sul campo e attraverso corsi di studio e aggiornamento, lei ha conosciuto la realtà della Fondazione Betania, già ai tempi della Cooperativa “Elaborando”, giusto?
Fondazione Betania e la Cooperativa sono vicini di casa. C’è solo un cortile a separarli. Collaboravamo per quanto riguarda le attività di Prevenzione ed Educazione alla Salute, ossia gli incontri di formazione nelle scuole del territorio. Conosco i consultori della Fondazione dal 2010.
Come ha scelto poi di lasciare la Cooperativa per la Fondazione?
Ho conosciuto Gabriella Ottonelli, allora direttrice della Fondazione. Ci siamo trovati subito bene. E mi ha proposto di affiancarla per qualche anno, con l’ottica di prendere il suo posto, nel momento in cui fosse andata in pensione…
E così è stato. Gabriella Ottonelli è andata in pensione il 31 dicembre 2024 ed è subentrato lei. Un passaggio di consegne molto prolungato, ma efficace…
Sì, decisamente. L’ho affiancata per due anni e ho imparato davvero tanto. L’aspetto positivo è che Gabriella non sparisce dal radar, anzi, manterrà il coordinamento del consultorio di Saronno ancora per un breve periodo e sarà direttore scientifico di riferimento per tutta la Fondazione.
Come si sente, ora che è direttore a tutti gli effetti?
Mi sento pronto per questo ruolo. Mi affascinava e mi affascina tuttora. Poi, mi sono insediato da poche settimane: è presto per un feedback significativo. La sensazione, in ogni caso, è quella che deriva da questi due anni di lavoro pregresso. Fondazione Betania è un ambiente molto stimolante e tutte le persone che ci lavorano sono proattive.
Fondazione Betania fa parte di Felceaf. Qual è il vantaggio di essere all’interno di una Federazione come questa?
La rete di supporto fornita da Felceaf è di enorme valore. La possibilità di confrontarsi periodicamente con direttori e direttrici di altri enti ha un valore aggiunto notevole. Prima di andare sui tavoli istituzionali, è essenziale confrontarsi con la rete. Come Federazione poi, la voce arriva di più e meglio, piuttosto che come ente singolo.
Quanto è radicata la Fondazione nel territorio?
Molto. Rispondiamo alle esigenze di chi è più vicino ai nostri poli, favorendo l’accesso alle nostre liste d’attesa a utenti residenti nei nostri comuni di pertinenza.
Com’è la rete di collaborazione con altre realtà del territorio?
Con oratori e scuole c’è una collaborazione e una stima reciproca. Ci cercano molto, chiedendo interventi di formazione per i minori che frequentano quegli ambienti. Col pubblico invece si fa molta fatica, sia con i servizi sociali che con le neuropsichiatrie, servizi del tutto saturi che non riescono a rispondere alle nostre domande.
Quali servizi vengono chiesti meno rispetto al passato?
Sicuramente l’area ginecologica e ostetrica ha subìto un grande calo, perché mancano non tanto gli utenti, quanto i professionisti. Si tratta di una carenza a livello regionale, se non addirittura nazionale.
Questo è incredibile! I consultori sono nati proprio per rispondere al bisogno di mamme e bambini…
Esatto. Ora ci troviamo nella condizione di non riuscire ad offrire tante prestazioni in ambito sanitario.
Che cosa invece viene richiesto molto di più oggi?
Certamente la formazione agli adolescenti nelle parrocchie e nelle scuole. Ci sono anche più ragazzi e ragazze che spontaneamente si presentano in consultorio per chiedere di essere accompagnati in un percorso di psicoterapia. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo svolto interventi a tappeto sui territori di Gallarate e Busto Arsizio con gli adolescenti.
Il tema?
Alfabetizzazione affettiva e sessuale.
Ma voi svolgete anche incontri con bambini e bambine alle elementari e medie…
Sì, certo. Ma sembra quasi che alle superiori ci sia tabula rasa di tutta la formazione fatta precedentemente.
Qual è la sfida più grande che ha di fronte a sé come direttore di una Fondazione di consultori?
Stare al passo coi tempi.
In che senso?
Dobbiamo capire come i consultori possono cambiare il loro modo di aiutare le persone. Ci rendiamo conto che i bisogni delle famiglie stanno cambiando. Dobbiamo modulare gli interventi.
Sta cambiando il concetto di famiglia?
Direi che sono cambiati piuttosto gli assetti familiari. Il tipo di famiglia che arriva è diverso rispetto alla famiglia tradizionale. Parlo della complessità di una famiglia odierna: separazioni, legami familiari diversi, la famiglia allargata, bisogni nuovi…