Dal mese di giugno 2024, il consultorio di Como è entrato a far parte di FeLCeAF.
Incontriamo la direttrice, Sonia Monticelli, insieme al presidente, Francesco Alberio, per conoscere meglio questa realtà.
Una bella novità è proprio questa: il presidente è un laico.
Francesco, raccontaci di te…
Sono ingegnere aerospaziale e padre di quattro figli. Apparentemente c’entro poco col consultorio. In realtà quello che metto a disposizione è la mia competenza a livello gestionale: traccio delle linee guida e offro spunti per dare al consultorio la sostenibilità economica necessaria per andare avanti.
Non è certamente una logica personalistica quella che vi guida…
Decisamente no. Il consultorio è una realtà che esiste da più di cinquant’anni e andrà avanti anche dopo di noi. Credo però che ciascuno possa dare il proprio contributo. Noi l’abbiamo fatto, cercando per il consultorio una sede nuova, nella quale ora finalmente ci siamo trasferiti.
Uno spazio di grande respiro e bellezza. Bisogna ammetterlo. Perché così tanta importanza al luogo?
Perché un luogo bello è l’inizio del percorso di cura.
Sonia, il consultorio è bello anche per l’equipe che lo abita…
Certo, ciascuno con la propria specificità. E io sono proprio fiera di farne parte.
Parlaci di te…
Sono psicologa psicoterapeuta. La mia storia in consultorio inizia nel 2005-2006 come giovane volontaria. Qui sono cresciuta molto da un punto di vista professionale, ma anche personale. Ho sperimentato la dimensione dell’appartenenza, che per me è molto importante. Il gruppo di colleghi ha mantenuto una sua stabilità negli anni, non c’è un frequente turn-over. Sono diventata direttrice all’inizio del 2022 in corrispondenza con l’apertura della nuova sede.
I consultori nel vostro territorio però sono due, giusto?
Sì, esatto. La sede principale è nel cuore della città di Como. L’altro è quello di Menaggio. Ci sono alcune differenze tra le due strutture: quella di Como è accreditata, quella di Menaggio è accreditata, ma non a contratto.
La sostenibilità di Menaggio quindi è garantita da un sistema di accuratezza dei fondi di Como?
Proprio così. Il consultorio di Como è un luogo di cura in un contesto di vita. Mentre la sede di Menaggio è un presidio fondamentale per la zona del medio e alto lago, decisamente sguarnita di servizi.
Anche per far fronte alle difficoltà quotidiane di strutture come queste, avete deciso di impostare il servizio civile nel consultorio. In che modo?
L’iter per accedere a questo servizio è lungo e tortuoso. Ci siamo appoggiati a CSV dell’Insubria, che ha costituito un grosso progetto all’interno del quale ci siamo anche noi. Siamo al lavoro da due anni in questo senso e nel mese di giugno 2024 è arrivata da noi Alice, una giovane volontaria diciannovenne, che ha iniziato il suo servizio nel consultorio di Como. Sarà con noi dodici mesi, per 25 ore alla settimana.
Una risorsa preziosa…
Sì, decisamente. Qualunque ragazzo o ragazza che fa il servizio civile volontario può ricevere il riconoscimento dell’attività come tirocinio per l’università. La nostra idea è quella di intercettare anche studenti e studentesse di Scienze sociali, Scienze dell’educazione o Psicologia. Ma ultimamente ci siamo accorti che il servizio civile attira ragazzi/e in una fase decisionale della vita, tra le superiori e l’università o in una fase di stasi rispetto agli studi accademici. In ogni caso si tratta di persone valide e decisamente utili per i piccoli bisogni di realtà come le nostre.
Quali sono invece le aree di pertinenza in cui lavorate maggiormente in quest’ultimo periodo?
Il percorso nascita, grazie alla convenzione con l’ospedale cittadino di Como Valduce, sulla presa in carico della neo-genitorialità. Tutte le gravidanze fisiologiche vengono seguite in consultorio dai nostri operatori e dai professionisti dell’Ospedale anche dopo la nascita del bambino. La seconda area, invece, direi che sono proprio gli adolescenti, sia per un aumento di richieste di supporto da questa categoria sia perché abbiamo partecipato al bando di Fondazione Cariplo, Attentamente. E questo ci ha permesso di essere partner all’interno di una cordata che si è occupata di accogliere adolescenti sia con percorsi individuali che di gruppo.