Giovanna Cova è segretaria del consultorio di Rho dal 2018.
“Lavoravo in Regione, poi ho deciso di accettare la proposta di Claudia Alberico di dedicare qualche ora al consultorio”.
Inizialmente quindi eri volontaria?
Sì, esatto. Ho cominciato proprio così, nel gruppo delle volontarie. Alcune erano davvero storiche…
Quasi le colonne del consultorio…
Sì, anche se il rischio è quello di personalizzare molto e considerare il consultorio come proprietà. Ma non è così. Il nostro è un luogo aperto alla gente, svolgiamo un servizio pubblico ed è importantissimo che non si identifichi con nessuna figura nello specifico.
E come sei diventata segretaria “ufficiale”?
Col il Covid tutte le volontarie più anziane sono rimaste a casa e io ho assunto la segreteria a tutti gli effetti. Anche grazie al supporto di Michele, per quanto riguarda l’aspetto informatico (la fatturazione elettronica, l’invio dei flussi…). Ho avuto la possibilità di iniziare a legare molto con gli operatori e le operatrici. È molto importante per chi svolge il lavoro di segreteria…
In che senso?
Occorre capire le loro esigenze, stare loro accanto sulle pratiche burocratiche, accompagnarli in caso di difficoltà nell’agenda o nel rapporto con qualche utente…
Quanti sono gli operatori al consultorio di Rho?
18.
Il cambio di direttore ha portato qualche modifica al vostro modo di lavorare?
Beh, ogni cambio porta novità. In consultorio ora lavoriamo in modo più strutturato, in rete con altre realtà che svolgono servizi sociali sul territorio del rhodense.
Quante volontarie ci sono ora?
Due. Una è una pensionata italiana, mentre l’altra è una donna somala, antropologa, che ci aiuta con le donne di religione islamica.
Perché scegli di continuare a lavorare in un consultorio?
Amo stare a contatto con la gente e rendermi utile nell’offrire sostegno ai loro bisogni.
Quali sono le sfide che la vostra struttura ha davanti a sé?
Credo sia importante includere gli anziani nelle nostre attività e nei nostri servizi. Rho, di fatto, è una città di anziani. Al di là della consulenza famigliare, occorre pensare qualcosa di specifico per la terza età.
Come sta cambiando l’utenza in consultorio dal tuo osservatorio?
Stanno arrivando tantissimi giovani, che chiedono psicoterapia. E molte mamme che si presentano da noi, su indicazione della scuola, per chiedere un supporto per figli delle medie o delle superiori.