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L’Omelia di don Renzo Caseri
Care amiche e amici,
a cinque anni dalla morte di don Edoardo mi sembra di cogliere due sentimenti presenti nel cuore: il dispiacere per il fatto che la nostra vita continua senza poter godere della sua amicizia e la consolazione per tutto quello che ha saputo donarci. Scrivere questo libro mi ha fatto ricordare non solo quello che ho condiviso con lui per diversi anni, ma anche quello che molti di voi hanno vissuto collaborando con lui e godendo della sua amicizia. Si è così ricomposta un’immagine di lui fatta da tanti legami che sapeva tessere con le sue qualità umane e virtù spirituali. Innanzitutto: lui c’era! E poi si poteva confidare in lui. Attento, discreto, premuroso. Ci mancano la sua delicatezza d’animo, la piacevole accoglienza, la giovialità contagiosa. Quando ci si intratteneva a tu per tu riusciva a farti sentire “speciale”. Si poteva parlare con lui di tutto, per la sua cultura “enciclopedica”, oltre che per la sua preparazione teologica e psicologica. Ma sopratutto per la sua sensibilità nel cogliere ciò che c’era nell’animo e saperti consigliare. Senza mai dire «Devi fare così», ma «Prova, vediamo come va». Non dirigeva, accompagnava.
Se questo ci manca, è molto di più quello che ci resta. Ha saputo rendere visibile la tenerezza di Dio per la famiglia d’oggi. Ha costituito una rete di consultori e di collaborazioni, anche con enti pubblici, in grado non solo di aiutare le coppie o le famiglie in difficoltà, ma di creare uno stile di servizio a partire dall’accoglienza delle persone e dalla comprensione di tutti i suoi bisogni relazionali e spirituali. Ha avuto a cuore la Chiesa «famiglia di famiglie», espressione che spesso citava di papa Francesco. Ha cercato di rendere “sponsale” la pastorale. Era convinto che ciò che fa crescere la comunità cristiana è il dialogo sincero e la condivisione di vita, così come accade nella relazione matrimoniale. La famiglia non era per lui un “ideale”, ma l’amore di cui ciascuno è capace. Con noi confratelli sacerdoti e diaconi ha avuto sempre un rapporto fraterno seppure svolgendo anche il compito di guida spirituale. Ha vissuto un’amicizia sincera e intensa con tante persone. Molti di voi sono qui più che per riconoscenza, per affetto e per gratitudine.
A livello sociale è stato dentro le questioni del nostro tempo con sguardo evangelico, più costruttivo che critico, sempre carico di speranza. Pronto a cogliere ogni opportunità di dialogo per costruire qualcosa di buono. I suoi occhi piccoli vedevano lontano. «Che cosa è o sarebbe la vita quando l’aspettativa o le aspettative non trovano più posto nel nostro cuore?» così scriveva. E le «aspettative» che lui aveva nel cuore erano grandi e ha avuto il coraggio di credere che il Signore si sarebbe servito di lui. Prima dell’ordinazione sacerdotale, nel mensile del Seminario Alere, parlando del suo futuro apostolato aveva scritto: «A Cristo buon Pastore chiedo il dono sempre nuovo di una fede profonda in ciò che dirò e una carità senza finzioni in ciò che farò. Vorrei essere presente agli uomini del mio tempo con la misericordia di Gesù Sommo Sacerdote capace di comprendere dall’interno la sofferenza e le debolezze umane, arricchendole del dono che tutto ricrea».
A cinque anni dalla sua unione completa con il Padre possiamo dire che: «Il tuo dono don Edoardo ha alleviato molte sofferenze e debolezze, arricchendoci dell’amore misericordioso del Signore. Dal Cielo, continua a tessere legami. Te ne siamo grati».

Don Renzo Caseri

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